2011 Manifestolibri Srl 出版
Sabrina Ardizzoni 译
La questione tibetana tra est e ovest - Un brano
2011 pp.160 18,00 €
La questione del Tibet e il conflitto tra gli autonomisti e la Cina sono costantemente al centro dell’attenzione mondiale. Il più anticonformista degli intellettuali cinesi interviene con questo saggio sulla questione tibetana rivelandoci una storia piena di contraddizioni e di problemi che riguardano in realtà il mondo intero. Da una parte Wang Hui esamina i molti miti “orientalisti” diffusi in Occidente che, fin da tempi remoti, hanno costruito un paese immaginario impedendo un’analisi rigorosa della storia e della realtà tibetana. Dall’altra inserisce la questione tibetana in quel complesso mosaico di rapporti, contaminazioni, sovrapposizioni tra gruppi etnici, culture, nazionalità che sottende la storia della Cina e il modo in cui Pechino ha cercato, non senza forzature e repressioni, di mantenere un equilibrio tra le autonomie e l’unità di questo immenso “Stato-continente”. Del resto la tensione tra autonomie regionali e stati unitari non è solo un problema cinese, ma investe sempre di più numerosi paesi.
PRESENTAZIONE
di Sabrina Ardizzoni
Il saggio di Wang Hui che qui pubblichiamo interroga un fenomeno storico-culturale, cercando di individuare le “circostanze temporali” che lo hanno prodotto. Si tratta di un modo di procedere caro all’autore, che il lettore ha già conosciuto nelle due opere tradotte in italiano: Il nuovo ordine cinese. Società, politica ed economia in transizione, Manifestolibri, 2006, e Impero o stato-nazione? La modernità intellettuale in Cina, Academia Universa Press, 2009.
Wang Hui procede interrogando la storia e la sua interpretazione, ossia la tradizione storiografica che ha generato la narrazione dell’evento. Obiettivo della ricerca è quello di “liberare l’oggetto dal posto dell’oggetto”, ossia la “deoggettivazione dell’oggetto” della conoscenza.
In questo saggio l’autore affronta la questione tibetana liberandone la narrazione dalla prospettiva dicotomica buoni/cattivi e dalle categorie abusate, e per questo svuotate di significato, di cultura occidentale/orientale, tradizione/modernità, libertà/oppressione, religione/laicità. Ciò che Wang Hui intende fare è portare alla luce le soggettività che costruiscono la storia dell’evento.
Punto di partenza per la ricerca sono i disordini anti-han scoppiati a Lhasa nella primavera del 2008, a pochi mesi dalle Olimpiadi di Pechino, e che hanno avuto ripercussioni in tutti i paesi attraversati dalla torcia olimpica. Il movimento globale ha infiammato insurrezioni locali tragicamente violente, che a loro volta hanno provocato la reazione delle comunità cinesi nel mondo, portando alla luce una presenza cinese globalizzata che, ancora una volta, ha confermato le paure dell’occidente moderno nei confronti dell’impero economico e culturale cinese...
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